Le ultime sui cartoons jap

Ultimo aggiornamento: 26/10/2003

Questa sezione del sito si propone di darvi alcune "chicce" sui cartoni animati trasmessi in tv ed alcuni articoli trovate in rete riguardanti l'argomento.
Sarà aggironata perioodicamente con nuovi contenuti, quindi vi consiglio vivamente di seguirla


 

Shoojo Manga

Shojo manga significa letteralmente fumetto per ragazze, con questo nome si indicano i manga a sfondo sentimentale, le cui storie sono rivolte solitamente appunto alle ragazze. Nasce in Giappone nel primo dopoguerra, periodo in cui la figura femminile inizia a liberarsi da molti stereotipi che l'avevano fino ad ora relegata a ruoli inferiori rispetto agli uomini, e si identifica in un'immagine piu' indipendente.
Solo nei primi anni sessanta si trovano le prime donne che lavorano in questo settore e producono unicamente shojo; il romanticismo diviene un caposaldo della narrazione, le relazioni interpersonali prendono il sopravvento sull'azione, le storie iniziano ad essere piu' riflessive e spesso piu' veritiere: molte di queste sono state vere denunce sociali. All'inizio il genere si divide in due filoni: quello a sfondo scolastico e quello a sfondo familiare, poi nascono le altre correnti: a sfondo storico, sportivo, horror, avventuroso, fantasy e di ambientazione occidentale. Il genere raggiungerà il suo massimo splendore negli anni settanta.

""...Anche nel manga, come in ogni forma narrativa, la credibilità ha le sue regole, seppure relative ad un genere in cui domina spesso l'elemento fantastico, che vanno rispettate.
Solo il manga per ragazze rifiuta di farlo. Il principio di credibilità che vige nel manga in genere è un accordo convenzionale basato su un pensiero maschile adulto. Ad esso le autrici di shojo manga oppongono un concetto di credibilità il cui referente è uno spazio immaginario, uterino, una sacca formatasi a ridosso di un mondo culturale dominato da valori maschili. In questo spazio, l'esagerazione, lo squilibrio a favore del sentimento, non mettono in crisi la verosimiglianza, anzi diventano un elemento di coesione del tessuto narrativo.
Quando critica e pubblico in coro hanno riconosciuto il rapporto tra alcuni dei libri più venduti in Giappone negli ultimi anni, "Kitchen" e "Tsugumi" (1989) della Yoshimoto e "Noruwei no mori" (La foresta della Norvegia) di Haruki Murakami [...] e il manga per ragazze, questo genere, fino ad allora ignorato, se non da rari sociologi, nonstante le sue tirature astronomiche, è balzato di colpo all'attenzione della stampa, della critica letteraria e in genere di tutti coloro che l'avevano sempre liquidato come un fenomeno di subcultura.
Molti hanno avuto così la sorpresa di accorgersi che lo shojo manga, nato come una forma di intrattenimento convenzionale ed edulcorato, si era evoluto in un genere narrativo sofisticato e complesso e che, nell'indifferenza generale si era formata una cultura sommersa che dai manga si irradiava nella letteratura, nel cinema e nella moda.
La fortuna del manga per ragazze era cominciata negli anni cinquanta. All'inizio gli autori erano quasi sempre uomini, ma a metà degli anni sessanta la situazione si era completamente invertita ed oggi ci sono addirittura disegnatori costretti ad assumere uno pseudonimo femminile per essere accettati dalle lettrici.
Il primo shojo manga raccontava nella maggior parte dei casi una realtà idealizzata attraverso immagini stereotipate. I soggetti erano storie di amori platonici di fanciulle ricciolute e infiocchettate perse d'amore per giovani professori inflessibili, per cavalieri senza macchia e misteriosi principi, tutti belli e tutti stranamente riluttanti. Questa tendenza del manga per ragazze persiste soprattutto nelle riviste dedicate alle più giovani, protetta dalla politica conservatrice delle redazioni che impongono alle autrici regole precise non solo nella trama ma che nel disegno: gli occhi delle fanciulle che vi appaiono, per esempio, devono avere una grandezza prescritta, ipertrofica, che occupa quasi la metà della superficie del viso a suggerire uno stato di sognante attesa e perpetua sorpresa.
Ma accanto a questo tipo più convenzionale, a partire dagli anni settanta, si è sviluppato un altro genere di manga per ragazze di notevole audacia stilistica. A rappresentare il momento di passaggio tra i due genere è "Berusayu no bara (La Rosa di Versailles) di Riyoko Ikeda, del 1974, che pur conservando qualcosa del sentimentalismo e della banalità dominanti in quel periodo, introduceva elementi innovativi. Protagonista del manga, ambientato alla corte di Luigi XVI al tempo della rivoluzione francese, è una giovane donna costretta fin da bambina ad assumere un ruolo maschile, le cui vicende si intrecciano con quelle di Maria Antonietta. In questa storia che fu accolta con un successo senza precedenti e la cui versione a cartoni animati imperversò per anni in tivù anche da noi col titolo di "Lady Oscar", appaiono già le caratteristiche che si svilupperanno in seguito in modo più estremo in molti shojo manga; un'accuratezza maniacale nella ricostruzione del décor di epoche passate, insieme ad una gran disinvoltura nel trattamento delle fonti storiche, l'indifferenza per la logica fino a ridurre la trama ad un circuito di emotività allo stato puro che si avvicina all'astrazione, e il motivo dell'ambigiutà sessuale. La girandola di tragici amori in cui si consuma la breve vita dell'eroina de " La Rosa di Versailles" ruota tutt'intorno all'equivoco sull'identità sessuale, con giochi di travestimenti e scambi di ruolo.
[...] Nel corso degli anni settanta l'elemento di ambiguità sessuale che appariva ne "La Rosa di Versailles" viene sviluppato e portato a manifestazioni molto più estreme in altre storie a fumetti. Il tema dell'omosessualità maschile comincia a diventare un elemento sempre più importante del manga per ragazze e della sua cultura, mentre l'atmosfera innocente e trasognata assume toni sinistri e qui e là appaiono sfumature sadomasochiste. Una rivista assai popolare, il cui target sono le ragazzine, è "June", interamente dedicata a storie di amori omosessuali. Il tema della passione amorosa, presentato nella sua potenziale carica distruttiva ma distanziato nella zona di sicurezza dell'omosessualità maschile, insieme ad una rappresentazione grafica raffinata ed estetizzante, è la combinazione che, col fascino di un incendio visto da lontano, più sembra attrarre le ragazze in Giappone. ""
(Giorgio Amitrano, dalla Postfazione di "Kitchen" di Banana Yoshimoto, Feltrinelli, 1996)

Per concludere un tema fondamentale è quello della ridefinizione dei ruoli maschile e femminile; a questo proposito il critico Masashi Miura
osserva: " In Giappone il sistema fondato su una contrapposizione frontale tra i sessi sta crollando insieme ai miti della virilità e della debolezza femminile. E' naturale che lo shojo manga sia un punto di vista vantaggioso per descrivere questo crollo..."

 Tratto da http://come.to/cartoni

 

Migliaia di firme contro le traduzioni edulcorate degli anime giapponesi

 
Mizuiro Jidai - Temi d'amore tre io banchi di scuola  In Italia la censura negli anime passa attraverso la traduzione. E' successo anche alla nuova serie Temi d'amore tra i banchi di scuola (titolo originale Mizuiro Jidai) trasmessa tutti i giorni alle 16 su Italia Uno: l'episodio che raccontava del passaggio all'età adulta della giovane protagonista (Yumi n.d.r.) è stato stravolto per evitare che si parlasse esplicitamente delle mestruazioni.
  Ecco quindi che si moltiplicano in rete i siti che espongono il fiocchetto blu dell'Associazione Difesa Anime e Manga (http://www.adam.eu.org/it) mentre "No alla censura negli anime" è lo slogan della petizione che cerca di tutelare i cartoni animati giapponesi come forma d'arte. Già tre anni fa l'Adam aveva mandato a Mediaset una petizione anti-censura corredata da migliaia di firme sentendosi rispondere che i tagli sono necessari perché i bambini italiani non sono in grado di capire situazioni tipiche dalla cultura giapponese.
E' praticamente la stessa motivazione che Italia uno ha dato ai fan di Mizuiro Jidai che hanno telefonato in massa per protestare.
 Il problema nasce dal fatto che questa è una dalle tante serie che in Giappone vengono create per un pubblico adolescente mentre in Italia passano come cartoni per bambini.
 Mizuiro può essere annoverato in quel genere chiamato" shoojo", creato appositamente per lettori di sesso femminile suddiviso secondo un pubblico di ragazze, donne o bambine, con tematiche che il più delle volte si combinano fra loro: fantasy con romanticismo, sport con amicizia, fino ed arrivare a temi più complessi come i rapporti omosessuali.
 Mizuiro Jidai è stato pensato per lettrici fra i 10 e i 16 anni d’età e prende in considerazione il periodo di tempo compreso fra gli ultimi anni dalla scuola inferiore fino all'ultimo anno dalla scuola superiore. Infatti l'espressione "mizuiro jidai", in Giappone, viene utilizzata per indicare il  passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
Un discorso simile si può fare per altri anime celebri da Lamù a Lady Oscar passando per Georgie, Cara dolce Kyoko e Mademoiselle Anne, fino al più recente Sailor Moon :
l'ordine cronologico dalle puntate è spesso sconvolto; i titoli dal cartoni e i nomi dal personaggi vengono tradotti in maniera illogica; scene o interi episodi vengono eliminati stravolgendo la trama dall'intero cartone animato e causando "buchi" incomprensibili.
 Fortunatamente, esistono diversi siti internet che permettono di vedere le serie senza tagli mentre c'è chi si batte perché gli anime, vengano trasmessi in seconda serata (Associazione per la  Rivalutazione di Manga e Anime http://utenti.tripod.it/anisoldier/arma.html).

Anna Petroni " musica! "del 29/06/2000

Le Mie considerazioni personali:
Non è giusto che i cartoni trasmessi in Italia siano tagliati in maniera così selvaggia e arbitraria.
Questo tipo di censura preventiva, invece di aiutare i bambini nella loro crescita culturale e mentale li fossilizza in una mentalità  retrograda e fuori dal tempo .
Eppoi la risposta data da alcune emittenti in merito ai “tagli” è a dir poco sconcertante, in quanto se veramente quei cartoni non sono adatti al nostro pubblico  xchè vengono regolarmente acquistati?
Perché non acquistare cartoni + adatti al nostro pubblico” infantile”?
Eppoi perché non mandarli in onda (in maniera integrale) ad un orario in cui i bambini non guardano laTv?
Mahh..
Vi invito a riflettere in maniera critica su questi argomenti .
Per questi ed altri argomenti riguardanti la difesa dei mangavi consiglio di fare un salto nel sito dell’Adam (Associazione Difesa Anime & Manga) di cui avete sentito parlare nell’articolo precedente e ne avrete sicuramente visto il Fiocco nella mia home page.

 Max

Ultimo aggiornamento: 26/10/2003